Riassunto
Cos’è la sindrome del pene perduto?
La “sindrome del pene perduto” (Lost Penis Syndrome LPS) è un’entità clinica che consiste nella riduzione e/o assenza di sensibilità tattile e propriocettiva del pene durante la penetrazione vaginale. Tale condizione può avere diverse cause e le conseguenze a livello della sfera sessuale possono interessare entrambi i partner.
La problematica è più diffusa di quanto si possa pensare, forse anche sottostimata, e spesso è associata ad altri disturbi come eiaculazione ritardata, aneiaculazione, deficit erettile.
I sintomi tipici della sindrome del pene perduto
Per spiegare meglio cos’è il pene perduto è necessario considerare che durante il rapporto contribuiscono all’attrito peno-vaginale una serie di fattori quali un’efficiente erezione, la sensibilità del pene, una fisiologica lubrificazione e un normale tono vaginale.
Se soltanto uno di questi processi non si verifica, si manifesta una perdita di sensibilità del pene che viene definita, appunto, sindrome del pene perduto per via della sensazione di “vuoto” che l’uomo avverte durante la penetrazione, al posto della normale e piacevole sensazione di attrito peno-vaginale.
Sindrome del pene perduto: tipologie di cause
Si possono distinguere 4 sottotipi di sindrome del pene perduto che si differenziano in base alla causa:
- Anatomico/funzionale;
- Comportamentale;
- Psicopatologico;
- Iatrogeno.
1. Anatomico/funzionale
Si caratterizza per una ridotta frizione peno-vaginale durante il coito che potrebbe derivare, a livello anatomico, da una sproporzione o non complementarietà tra pene e vagina. Condizioni mediche preesistenti come diabete, vasculopatie, ipogonadismo, neuropatie periferiche e lesioni del midollo spinale vanno sempre escluse poiché possono generare disturbi sensoriali.
Anche la contrazione vaginale gioca un ruolo importante nel mantenere il giusto attrito peno-vaginale, che può venire meno in caso di cambiamenti fisiologici legati al parto vaginale, lesioni vaginali, lassità del pavimento pelvico, prolasso degli organi genitali dovuti all’ipoestrogenismo e alla menopausa, così come le contrazioni eccessive o non ritmiche in caso di dispareunia o di vaginismo.
La fisiologica lubrificazione vaginale favorisce inoltre la penetrazione e un attrito peno-vaginale adeguato e regolare, mentre la secchezza vaginale o la lubrificazione non adeguata possono portare a dispereunia. Anche l’iperlubrificazione o l’eccessiva lubrificazione iatrogena possono creare una sorta di barriera che riduce l’attrito peno-vaginale e influenza negativamente la sensazione tattile del coito. Tali problemi interessano circa il 50% delle donne in menopausa, le quali sperimentano la sindrome genito-urinaria che si manifesta con secchezza vaginale, irritazione, prurito, lubrificazione inadeguata, dispareunia e calo della libido.
L’ipolubrificazione può rendere ancora più difficoltosa la penetrazione da parte dell’uomo anziano, peggiorando una preesistente condizione di subclinica di deficit erettile. L’invecchiamento dell’uomo svolge un ruolo nella patogenesi della sindrome del pene perduto a causa dei fisiologici cambiamenti anatomici e alla comparsa di sintomi urogenitali. Aumentano infatti i problemi di disfunzione erettile e i casi di malattie croniche, quali il diabete, l’insufficienza renale, le malattie cardiovascolari. I farmaci usati per trattare queste patologie (ad esempio beta-bloccanti, diuretici tiazidici, etc.), hanno un impatto negativo sulla funzione erettile.
Con l’invecchiamento, inoltre, il pene va incontro a una serie di cambiamenti più o meno reversibili; come riduzione della sensibilità e dell’elasticità, maggiore formazione di collagene, riduzione delle dimensioni e potrebbe anche curvare. Concludendo possiamo affermare che i sintomi sessuali di un partner possono esacerbare i sintomi dell’altro, l’ideale sarebbe che, con l’avanzare dell’età, ciascun membro della coppia si adattasse ai cambiamenti fisici e sessuali del partner.
2. Comportamentale
Tra i fattori comportamentali e psicopatologici, che portano alla perdita della sensibilità somatica durante la penetrazione vaginale vi è la masturbazione idiosincratica, ossia la discrepanza che si verifica quando gli stimoli dell’autoerotismo non sono applicabili al rapporto di coppia. I pazienti abituati a una masturbazione compulsiva incontrano difficoltà ad adattarsi al sesso in coppia, specialmente quando le fantasie legate all’autoerotismo non sono replicabili con il partner.
L’esposizione alla pornografia aggrava questa situazione portando a una scarsa soddisfazione sessuale e alla riduzione del desiderio, in quanto i video-contenuti si discostano notevolmente dalla realtà. Infine, hanno un peso rilevante le difficoltà di comunicazione tra i partner sul tema della sessualità.
3. Psicopatologico
L’ansia e il disturbo ossessivo compulsivo, come la paura di avere una gravidanza non desiderata, possono ritardare l’eiaculazione arrivando anche all’aneiaculazione psicologica che riduce il piacere e la qualità dell’erezione. I pazienti con dismorfofobia peniena possono provare preoccupazione per la forma e le dimensioni dei genitali arrivando a manifestare disfunzioni sessuali. Ci sono poi gli abusi sessuali infantili o i traumi sessuali non adeguatamente superati che generano una somatizzazione.
4. Iatrogeno
Gli anestetici topici utilizzati nel trattamento dell’eiaculazione precoce, se applicati in maniera non corretta, in eccesso, o nel non rispetto delle tempistiche di prescrizione, possono causare l’intorpidimento del glande e del prepuzio, favorendo un assorbimento vaginale che causa riduzione della sensibilità.
Anche una dose massiva di lubrificante per il trattamento dell’atrofia vulvovaginale può agire da barriera e compromettere la frizione durante il coito. Infine, l’assunzione di farmaci come antipsicotici e antidepressivi interferisce con il desiderio sessuale, sulla qualità dell’erezione e sull’eiaculazione con l’eccitazione psicosessuale.
Sindrome del pene perduto: approccio terapeutico e risultati
L’approccio terapeutico della sindrome del pene perduto può avere natura multifattoriale e varia in base al caso specifico, in considerazione della causa e dei fattori eziologici predominanti. Gli uomini affetti da deficit erettile possono trarre beneficio dalle terapie per il miglioramento dell’erezione, ad esempio quelle a base di inibitori della PDE5.
In caso di ipogonadismo, la terapia sostitutiva con testosterone migliora la funzione sessuale e il benessere psico-fisico. La stimolazione vibratoria del pene può migliorare della sensibilità in caso di disturbi sensoriali causati da lesioni del midollo spinale. Per ogni paziente va quindi individuato un percorso terapeutico ad hoc.
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